SEGUENDO LE TRACCE DI M49

“Mangio, bevo, corro, sogno, penso, lascio tracce e le cancello, mischio finte tracce – e ancora tracce su tracce su altre tracce, falsi indizi, piste infide, segni vuoti e criptici o ambigui – e mi nascondo, corro, rido, ruglio di rabbia esuberante o d’incontenibile gioia, esco allo scoperto, piango, desidero, rigurgito, corro di nuovo, e sudo, graffio, mordo, urlo, defeco, scatto, piscio, mi masturbo, poi sento il lutto e mi annoio, mento e non perdono, talvolta canto, invento musica, talaltra gioco, cerco ospitalità nella densa oscurità del bosco, danzo, e poi inseguo la luce calda sopra il pelo, strappo, mi ferisco, sanguino, insonne corro, tengo gli occhi aperti, e dormo e sogno – e anche allora corro.”

A meno di due mesi dall’alluvione che ha lasciato le sue profonde cicatrici nel territorio romagnolo, sentiamo l’urgenza di affrontare un argomento che ci offre la possibilità di riflettere sulla posizione antropocentrica della nostra specie e sulla necessità di ricollocarci per una condivisione dell’ambiente, abbandonando concetti come possesso e dominio.
Questa esperienza ci ha dimostrato che i fiumi sono organismi viventi, corpi potenti e liberi che non conoscono costrizioni e confini, esattamente come quelli degli orsi.
E se ci sono orsi e orse libere di esplorare territori ci sono anche orsi e orse condannate alla prigionia per il solo fatto di comportarsi secondo la propria etologia, che inevitabilmente si scontra con la rigida antropizzazione imposta dall’umano.
Le orse e gli orsi costrette ad un’asfissiante reclusione pianificano fughe e costringono il sistema carcerario a rivalutare il concetto di resistenza animale.
È questo il caso di M49, meglio conosciuto come Papillon (omaggio all’omonimo e celebre fuggiasco francese), che alla gabbia preferisce la vita e la cui capacità di intervenire in modo consapevole sulla realtà per mutarla, gli ha permesso di evadere più volte dalla prigione per ursidi situata al Casteller (nella poco accogliente e fugattiana zona di Trento).
Se fisicamente il corpo di M49 è ancora rinchiuso nel recinto trentino, in regime di isolamento forzato, il suo rabbioso spettro continua ad aggirarsi tra i nostri spazi urbani grazie all’ultima opera letteraria di Massimo Filippi, “M49 – Un orso in fuga dall’umanità”- Ortica Editrice, che l’autore presenterà assieme a Laura Budriesi il prossimo 8 luglio, alle ore 19, nella Sala Estense della Rocca di Lugo (RA).

Il reading e la performance di Angela Belmondo accompagneranno l’autore nel suo racconto di disvelamento del selvatico altro.

Dalle ore 17 e fino alle 18.30, presso lo Spazio Terrestra in via San Vitale 13 a Sant’Agata sul Santerno, saranno esposte le opere di Andrea Nurcis, artista che ha realizzato le illustrazioni del libro.

La partecipazione è libera e gratuita.

Terrestra è una 
Comunità che Sostiene l’Agricoltura

Ogni settimana, per 41 settimane all’anno, le socie e i soci della CSA Terrestra ritirano la quota parte delle verdure coltivate per loro dalle contadine e i contadini del Podere Casetta

Sessanta secondi (circa)

E’ sempre complesso spiegare come si susseguono le lunghe giornate di noi contadine/i, immerse/i in un ambiente in cui siamo unicamente comparse: le formiche si affannano a costruire formicai, le api a bottinare i fiori, le piante a crescere per portare avanti il proprio patrimonio genetico.
Nonostante l’obiettivo del nostro lavoro sia quello di trasformare l’ambiente per poter produrre vegetali, l’osservazione ci ha permesso di capire che la natura non dipende da noi e noi non siamo gli unici a credere di possederla e beneficiarne.
Nel progetto ‘Sessanta secondi (circa)’ – che conta decine di pillole di vita nel Podere Casetta – le riprese fisse, i titoli scarni, i montaggi essenziali, esaltano l’effetto ipnotico di questa natura perfettamente interconnessa al di fuori di noi.

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