La prima grossa rivoluzione di quest’anno è stata quella di abbandonare il trattore a quattro ruote per passare ad uno a due ruote: il motocoltivatore della BCS.
I motivi principali di quello che può sembrare un passo indietro rispetto alla direzione sempre più automatizzata dell’agricoltura è da un lato la grande elasticità di gestione e dall’altro la minima lavorazione del suolo.
Ma di questo parleremo quando presenteremo il nostro (ci piacerebbe declinare al femminile anche il motocoltivatore!) BCS 740.
Il primo passo che abbiamo fatto per dare forma all’orto è stato a dicembre, oltre 3 mesi fa quando abbiamo definito quanta verdura era necessario produrre, sulla base della numerosità delle/degli aderenti alla CSA.
Una volta fatti questi calcoli ho diviso l’area da destinare all’orto per famiglie di ortaggi.
I bancali su cui cresceranno le nostre verdure sono tutti di uguale dimensione: 75 cm di larghezza e 30 metri di lunghezza.
Una sperimentazione che abbiamo pensato di fare è stata quella di alzare i bancali. Per quest’anno ho usato la vanga che mi ha poi regalato una lunga serie di capogiri, per cui in futuro useremo un aratro rotativo!
Alzare i bancali permanenti serve innanzitutto a separare le zone in cui si cammina da quelle in cui si coltiva. I bancali in questo modo non vengono più compattati dal passaggio di umani e mezzi.
Non solo, il drenaggio, in caso di forti acquazzoni è maggiore.
La temperatura rimane leggermente più alta (cosa sempre più importante coni frequenti ritorni di gelo).
Infine quest’operazione permette di aumentare la sostanza organica del bancale, perchè si arricchisce con quella dei sentieri.
Per ogni bancale abbiamo messo circa mezzo metro cubo di compost maturo acquistato da Enomondo (Faenza) certificato biologico e a questo abbiamo aggiunto qualche carriola di biochar autoprodotto e ‘caricato’ con un macerato misto.
Su alcuni bancali, ad esempio quello delle liliacee, abbiamo infine steso una pacciamatura biodegradabile prima del trapianto manuale.