Le mani sulla natura

Nel 2022 l’art. 9 della Costituzione è stato oggetto di una integrazione significativa: la Repubblica […] tutela l’ambiente, la biodiversità· e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.

Con tale modifica, gli animali sono stati estrapolati dal concetto di ecosistema e biodiversità ed è stata prevista una riserva di legge nazionale specifica che definisca le modalità della loro protezione.

In questa presentazione intendiamo mostrare come sia la biodiversità che la tutela degli individui non umani siano oggetto di una rilettura strumentale che ha come obiettivo gli interessi di determinati gruppi economici.

Per comprendere appieno quanto sta succedendo, è necessario ampliare la prospettiva, partendo da un’istituzione italiana di grande rilievo: Coldiretti.

Coldiretti, il principale sindacato agricolo italiano, ha costruito negli anni una rete strutturata di poteri che le consente di influenzare settori economici e finanziari strategici.

Grazie ai suoi stretti legami con Fondazione UNA, diretta emanazione dell’industria delle armi, ha contribuito a promuovere una nuova cultura “ambientalista” funzionale ai propri interessi.

Attraverso un’altra prestigiosa Fondazione da essa guidata, Osservatorio sulle Agromafie, l’organizzazione ha instaurato rapporti privilegiati con la magistratura e le forze dell’ordine, consolidando così la propria influenza anche sul piano giudiziario.

Negli ultimi mesi, Coldiretti sta utilizzando il suo potere per intervenire addirittura in ambito legislativo.

Attraverso una serie di convegni da lei promossi, che vedono la partecipazione di autorevoli esponenti del mondo accademico e costituzionalista, sta cercando di indirizzare l’interpretazione di cosa si intende per tutela degli animali e della biodiversità’ in modo da favorire gli interessi di allevatori/agricoltori e cacciatori.

 

Facciamo quindi un passo indietro e diamo una veloce occhiata alle attività economiche gestite da Coldiretti attraverso la sua holding Germina Campus,

Si va dalle società informatiche alle assicurazioni, dai contratti telefonici alla formazione, dai servizi alle imprese fino all’editoria e al Centro Studi.

Attraverso Filiera Agricola Italiana, Codiretti commercializza prodotti agricoli e agroalimentari e attraverso Agrifides opera come agente della Società Cattolica di Assicurazione. Si occupa anche di consulenza e mediazione creditizia attraverso Simec SPA.

Una menzione a parte merita l’associazione AB Agrivenatoria Biodiversitalia, fondata nel 2022 da Coldiretti assieme a C.N.C.N. – di cui si parla più avanti- con l’obiettivo di rappresentare la caccia nelle aree private (aziende faunistico venatorie, agrituristico venatorie, parchi).

Poche persone, tre al massimo quattro, sempre le stesse, sono a capo di tutte queste attività cosi da poter esercitare una forte influenza sulle decisioni strategiche e politiche.

Una volta consolidato questo potere economico-finanziario, con una bulimia che sembra non avere fine, Coldiretti passa a intessere relazioni strette con il potere giudiziario e le forze dell’ordine

Per farlo costituisce una Fondazione ad hoc: l’Osservatorio sulle Agromafie.
L’obiettivo principale dell’Osservatorio è monitorare, prevenire e contrastare le infiltrazioni mafiose nel settore agricolo e agroalimentare e proteggere il Made in Italy.

Fanno parte del Comitato Scientifico magistrati autorevoli come Giancarlo Caselli, Gherardo Colombo, il procuratore Raffaele Cantone, Nicola Gratteri, altri procuratori generali, consiglieri della Corte di Cassazione e del Consiglio di Stato, procuratori e sostituti procuratori, lo stesso procuratore nazionale antimafia e vari suoi sostituti, decine di alti magistrati anche in pensione, generali e alti ufficiali dell’Arma dei Carabinieri, la GdF e l’Agenzia delle Entrate, prefetti e questori e dirigenti MiPAAF. (tratto da qui)

Presidente, Vicepresidente e Consigliere sono le stesse persone che guidano Coldiretti.

Per quanto riguarda la gestione e la comunicazione dellla parte ‘scientifica ambientalista’ Coldiretti sceglie un partner molto potente con cui stringe una proficua relazione: Fondazione UNA.

 

Chi è Fondazione UNA?

Fondazione UNA (Uomo Natura Ambiente) nasce per volontà di Beretta Spa, la holding che produce armi e munizioni, la quale, nel 2015, incarica un consulente aziendale, Maurizio Zipponi, di creare un’associazione che unisca il mondo delle armi/venatorio al mondo ambientalista passando per quello dell’agricoltura.

Zipponi conosce bene molto bene il mondo di Confindustria: è nato come sindacalista della Fiom e ha militato prima in Rifondazione Comunista poi con IDV. Politicamente lo possiamo situare in un dialogo proficuo col PD.

Tra i fondatori spicca C.N.C.N., un’organizzazione senza scopo di lucro creata da operatori del settore armi e cacciatori con lo scopo di promuovere la cultura e la pratica della caccia sostenibile.

Il Presidente di C.N.C.N. è ZIpponi, che ricopre la stessa carica anche in Fondazione UNA. Entrambe le organizzazioni condividono la sede romana di Confindustria.

CNCN non solo figura tra i fondatori di UNA, ma è anche partner di Symbola, altra Fondazione avviata da Ermete Realacci (fondatore e Presidente Onorario di Legambiente) e Fabio Renzi (già Segretario Generale di Legambiente fino al 2007).
Inoltre, C.N.C.N. è partner dell’Osservatorio delle Agromafie.

Anche il Consiglio d’Amministrazione della Fondazione UNA dà rappresentanza all’industria delle armi, alle varie associazioni venatorie, al mondo accademico e a quello politico.

Fondazione UNA si pone come primo obiettivo la decostruzione della figura del cacciatore e la sua ricostruzione come guardiano-conoscitore della natura e Paladino del Territorio.

Per trasmettere al meglio questo messaggio, collabora con varie amministrazioni pubbliche per togliere la plastica dai boschi e dai fiumi (ma non il piombo delle munizioni).

Il secondo ambizioso obiettivo di UNA consiste nel ridefinire il significato di biodiversità per declinarlo in un’ottica di sfruttamento privatistico della fauna selvatica.

Grazie alla collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, la Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, SIMeVeP e l’Agenzia della Tutela della Salute (ATS) di Bergamo, Fondazione UNA dà vita al progetto ‘Selvatici e buoni’, ‘filiera sostenibile di selvaggina’ il cui Manuale operativo è stato presentato alla Camera dei Deputati a maggio 2024.

Il consolidamente del patto tra Prandini (Coldiretti) e Zipponi si rafforza ulteriormente con l’entrata di quest’ultimo nel Comitato Scientifico dell’Osservatorio Agromafie.

Zipponi entra nella sua veste di Presidente di C.N.C.N. (Comitato Nazionale Caccia Natura).

Ritornando a Fondazione UNA, diamo uno sguardo alla composizione del Comitato Scientifico così da avere una maggiore chiarezza circa lo scopo della stessa.

Il Comitato non è un organo statico, ma si arricchisce costantemente.

 

Per i suoi progetti ambiziosi arruola nel proprio comitato scientifico accademici di 5 università (Sapienza, Roma Tor Vergata, Urbino, Pollenzo-Slowfood, Distav Genova), Federparchi e Symbola.

In sintesi

Coldiretti ha raggiunto un enorme potere economico e finanziario,

ha consolidato profonde e vantaggiose relazioni con il sistema giudiziario,

ha ridefinito – in collaborazione con Fondazione UNA – il concetto di biodiversità e ricostruito la figura del cacciatore come suo protettore.

Resta solo un ultimo tassello per affermarsi come interlocutore affidabile agli occhi del legislatore.

Per raggiungere questo obiettivo, Coldiretti si avvale della sua Fondazione Osservatorio agromafie, di Fondazione UNA e di AB Agrivenatoria Biodiversitalia e a luglio 2024 organizza un importante convegno dal titolo “Il posto degli animali nella Costituzione.

Il panel del convegno è composto da professore e professori emeriti, tra cui spicca la Vice Presidente emerita della Corte Costituzionale, Prof.ssa Daria de Petris.

E’ proprio la Prof.ssa de Petris a spiegare il motivo dell’incontro: mentre l’art 13 del trattato di Lisbona è un articolo di sostanza, che prevede la tutela degli animali come esseri senzienti e i suoi limiti, l’art 9 è invece una norma procedurale: non dice nulla sulla tutela degli animali e AFFIDA AL LEGISLATORE NAZIONALE il compito di disciplinare modi e forme di questa tutela.

Come dovrebbe agire, dunque, il legislatore?

La Professoressa de Petris spiega al pubblico che tutte le norme devono basarsi sul principio dell’equilibrio tra gli interessi in gioco. Questi, infatti, non possono essere assolutizzati, perché ciò porterebbe a compromettere l’armonia del diritto.

La parola ‘bilanciamento’ è stata ripetuta con insistenza, passando di relatore in relatore, fino a raggiungere livelli parossistici difficilmente accettabili in un contesto accademico.

Tra gli interventi, riporto le parole del Professor emerito di diritto amministrativo Giuseppe Morbidelli che ha affermato: ‘Il bilanciamento non è solo per la tutela degli animali da una parte e dell’aspetto economico, ma tanti altri aspetti che non sono solamente di carattere economico ma sono appunto quelli di sicurezza, quelli anche di tutela degli altri animali perché anche questo non va non va dimenticato. Insomma pensiamo anche agli agnelli non solamente al lupo. Quindi un bilanciamento il quale operi davvero mettendo in campo tutti i vari valori.’

Cosa ci sta dicendo il Professor Morbidelli?

Che non deve esistere una tutela preferenziale per alcune specie, indipendentemente dal pericolo estinzione in cui possono trovarsi.

Alla data del Convegno, infatti, il lupo godeva di una protezione rigorosa che vietava qualsiasi forma di cattura o uccisione deliberata di esemplari nell’ambiente naturale.

In secondo luogo, afferma che la difesa degli animali allevati (agnellini) non deve ricadere sull’allevatore, ma si può ottenere unicamente abbassando il livello di protezione del predatore (lupo).

Questa interpretazione del bilanciamento dei diritti si dimostra cosi efficace che viene riproposta dal Presidente di Coldiretti nel discorso conclusivo.

Durante il suo discorso, Il Presidente Prandini fa un passaggio che riteniamo particolarmente significativo : utilizzando il ‘‘noi’’, si attribuisce il ruolo di chi decide quali saranno le parti chiamate a comporre la commissione di supporto del legislatore.

Non saranno l’etologia nè la scienza ambientale a guidare questo processo, ma la società, i cacciatori, gli agricoltori e le forze dell’ordine.

Ne consegue che, poichè la ‘’società’’ è un soggetto privo di rappresentanza dretta, Coldiretti e Fondazione UNA sono in grado, da sole, di rappresentare tutte e tre le altre categorie.

La chiosa dell’evento è affidata a Zipponi.

Lasciamo a lui la parola nei due minuti che seguono, in cui sintetizza la teoria che guida l’azione di UNA celebrando l’antropocentrismo come fondamento solido per ristabilire ordine ed equilibrio in una natura che, altrimenti, sarebbe preda di un’entropia autodistruttiva.

Dove ci troviamo ora?

A distanza di pochi mesi dal precedente Convegno, Fondazione UNA ha organizzato un secondo tavolo di lavoro su ‘diritti e biodiversità: un confronto trasversale tra costituzionalisti e parlamentari’.

Al momento non sono stati pubblicati gli atti, per cui ci atteniamo unicamente al comunicato stampa che ci informa che ’l’incontro ha subito generato una proposta per l’istituzione di un intergruppo parlamentare sull’articolo 9′.

Quello che Prandini aveva paventato a luglio, sembra già diventato realtà.

Perchè Coldiretti e UNA hanno questa urgenza?

La riforma dell’art 9 della Costituzione ha l’obiettivo di tutelare gli animali, demandando al legislatore il compito di definire con leggi nazionali le modalità per raggiungere tale scopo.

Ed è proprio in questo delicato passaggio che si colloca la recente attività dei nostri.

Se il legislatore si limitasse a indicare le modalità di protezione, la caccia – attività ludica – diventerebbe automaticamente anticostituzionale. E ugualmente la pesca, l’allevamento e cosi via.

Da qui nasce l’esigenza di Coldiretti e UNA di intervenire tempestivamente sia sul piano giuridico e parlamentare, sia su quello culturale, attraverso un’operazione di ‘maquillage’ che presenta il cacciatore come Paladino e Guardiano del territorio, per la cura e la salvaguardia della biodiversità.